Crediti con il fisco, addio home banking: si passa solo dal sito delle Entrate

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Dai crediti maturati nel 2019 obbligatorio anche per i privati cittadini effettuare compensazioni tramite canali dell'Agenzia o intermediari abilitati 

Addio all'home banking. La stretta sull'utilizzo dei crediti fiscali contenuta nel decreto collegato alla manovra 2020 cambia le regole non solo per imprese, professionisti e lavoratori autonomi. Anche per i privati cittadini, infatti, scompare la possibilità, a partire dai crediti maturati nel 2019, di utilizzare l'home banking per effettuare compensazioni nel modello F24. I canali obbligatori diventano quelli online dell'agenzia delle Entrate e quindi bisognerà essere registrati ai servizi di Fisconline.

Il saldo zero
Una novità che si allinea a quanto avvenuto già con i modelli F24 a saldo zero, ossia quando il credito utilizzato abbatteva completamente l'importo a debito. Già in questo caso era precluso passare dai canali di home banking. Lo stesso accade ora anche se c'è un saldo a debito per il contribuente, che utilizza un credito in compensazione.

La compensazione dell'Imu di giugno
Situazione che potrebbe verificarsi, ad esempio, in occasione dell'acconto Imu in scadenza il 16 giugno 2020. In questo caso, chi vorrà far valere un credito d'imposta 2019 nella delega di pagamento (il modello F24) dovrà farlo sul canale online delle Entrate. L'alternativa è quello di passare da un intermediario abilitato (un Caf o un professionista).

Ma attenzione, perché in una situazione simile bisognerà fare attenzione anche all'altro limite introdotto dal decreto fiscale collegato alla manovra. Infatti, qualora il credito Irpef con cui si riduce il versamento Imu sia superiore a 5mila euro sarà obbligatorio presentare la dichiarazione dei redditi, ad esempio il 730 per chi può presentare questo modello, e aspettare 10 giorni prima di sfruttare il credito d'imposta.

Quest'ultimo discorso cade, invece, quando il credito è inferiore a 5mila euro. In questo caso, non c'è l'obbligo di passare prima dalla dichiarazione.

I rimborsi del 730 oltre 4mila euro
Tuttavia, è più ragionevole pensare che i contribuenti che presentano il 730 "preferiscano" ottenere l'eventuale credito a rimborso in busta paga o nel cedolino della pensione. Anche qui esistono situazioni da monitorare attentamente. L'agenzia delle Entrate può, infatti, effettuare controlli preventivi sulle dichiarazioni che presentano elementi di incoerenza rispetto a dei criteri fissati o determinano un rimborso di importo superiore a 4mila euro.

A titolo esemplificativo, lo scorso anno per il modello 730/2019 l'Agenzia ha individuato come elementi di incoerenza lo scostamento per importi significativi dei dati risultanti nei modelli di versamento, nelle certificazioni uniche e nelle dichiarazioni dell'anno precedente, la presenza di altri elementi di incongruenza rispetto ai dati inviati da enti esterni o a quelli risultanti dalle certificazioni uniche, la presenza di situazioni di rischio a seguito di irregolarità fiscali rilevate negli anni precedenti.

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